L’uomo della grotta, Casco Gaggles 2394 (parte 3)

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comunicare

Allora Virginia si mise il suo casco che possedeva inoltre una specie di traduttore universale e riuscì a comunicare con l’uomo della grotta. Stava dentro la grotta perché aveva paura del dio Sole blu. Esso non era mai stato così vicino e aveva paura che il dio Sole blu fosse cattivo e fosse venuto per mangiarsi il dio Sole giallo buono e punire loro perché usavano il fuoco per riscaldarsi e cucinarsi i cibi.

Virginia chiese al suo casco le orbite del pianeta in cui presumeva di trovarsi e scoprì che effettivamente c’era un solo sole e l’altra stella più vicina era ad un centinaio di anni luce di distanza. Mi disse che c’era qualcosa che non andava. Forse si era generato qualche paradosso che il computer quantistico non aveva tenuto in considerazione. Poi Virginia domandò all’uomo della grotta se la stella blu fosse comparsa improvvisamente oppure si fosse avvicinata gradualmente. Egli rispose che la stella blu si avvicinava gradualmente e raggiungeva il suo massimo ogni ottava.

spiegazione

Virginia non sapeva cosa significasse in termini temporali quella parola ma scoprì che corrispondeva a circa trenta anni terrestri.

Virginia passò la notte a cercare una spiegazione plausibile di come fosse stato possibile che fosse giunta in un pianeta diverso da quello previsto dal computer quantistico. Tuttavia non riuscì a trovare spiegazione né il pianeta in cui eravamo giunti, così si addormentò ed io con lei.

L’indomani avevamo molta fame ma per fortuna l’uomo della grotta aveva cacciato e cucinato – col fuoco proibito dal dio malvagio Sole blu- un piccolo animale simile ad un cervo e ce ne cibammo. Poi raccogliemmo dei datteri dalle palme e li mangiammo.

il 2394

Virginia mi descrisse come era il 2394. Sulla Terra non c’erano più le guerre. Gli uomini si capivano e si erano migliorati. Non c’era più il desiderio di dominio sull’altro. L’educazione aveva raggiunto livelli eccellenti e tutti contribuivano in base alle proprie possibilità alla crescita della società.

Non c’era più chi fingeva di lavorare perché chi lavorava provava gioia. Si era trovato il modo di redistribuire le risorse sulla Terra in maniera equa. Non era più una società egoica. Era una società consapevole che siamo indissolubilmente legati l’uno con l’altro. L’umanità si era quindi trasformata in un macro-organismo. Non un macro-organismo come le formiche che possono farsi la guerra ma un macro-organismo come un albero.

un nuovo viaggio

Passavano i giorni, Virginia ed io sopravvivevamo cibandoci di datteri, bevendo l’acqua dall’oasi e mangiando le prede che l’uomo della grotta cacciava e generosamente ci offriva. I giorni passavano e nessuno si faceva vivo. Cominciammo a pensare che potevamo tentare un nuovo salto per tornare sulla Terra nel 2394. Il problema era che nelle rispettive dimensioni spazio temporali di partenza Virginia ed io soffrivano di disturbi psichici che ci avevano consentito, protetti dai rispettivi caschi, di viaggiare nello spazio-tempo multidimensionale. Ora però i nostri caschi segnavano un perfetto stato psichico, tutte le spie erano verdi e dormivamo più che a sufficienza.

Non c’erano le condizioni per tentare un salto che poi chissà dove, quando e in che dimensione ci avrebbe condotto. Pensammo dunque che avremmo potuto indurci una psicosi. Cominciammo col provare a non dormire ma non funzionò: ogni sedici ore terrestri provavamo l’irresistibile desiderio di accasciarci al suolo e dormire.

Allora Virginia ebbe l’idea che avremmo potuto modificare i caschi. Le onde positroniche avrebbero potuto indurre una psicosi ma rimaneva il problema del mio casco che era dotato solo di psicofarmaci che non avrebbero mai potuto, a mio avviso, indurre una psicosi. Mentre pensavamo a come risolvere questo problema Virginia cominciò a modificare il suo casco affinché producesse onde positroniche beta capaci di indurle una crisi maniacale con manifestazione psicotica allucinatoria. Rimaneva comunque da risolvere il problema del mio casco,

il dattero diabolico

Virginia controllò tutti gli psicofarmaci di cui disponeva il mio casco ma non trovò nessun cocktail che potesse indurre una crisi maniacale. Non mi ero portato dietro alcun antidepressivo che forse avrebbe potuto indurne una. Virginia chiese all’uomo della grotta se conosceva qualche cibo che potesse far possedere un uomo dal demonio e avere visioni.

Lui rispose di sì e disse che si trattava del dattero diabolico di colore rosso che veniva usato durante i riti sciamanici e che cresceva insieme agli altri ma era molto molto raro. Mi misi a cercare fra tutte le palme dell’oasi un dattero che fosse rosso. Infine ebbi fortuna e riuscì a trovare un dattero rosso, lo mostrai all’uomo della grotta e mi disse che si trattava proprio del dattero diabolico. A quanto pare se lo avessi ingurgitato avrei avuto una psicosi indotta. Spiegammo quello che stavamo per fare all’uomo della grotta. Stavamo per viaggiare nello spazio. Egli ci disse che un giorno avrebbe provato anche lui, magari per sfuggire al malefico dio Sole blu.

Quindi cominciammo. Virginia indossò il suo casco modificato . Io ingoiai titubante il dattero diabolico e indossai il casco. Le luci di allarme si fecero rosse in un istante e cominciai ad avere strane visioni. I due soli orbitavano ad una velocità irreale ed io mi trovavo stranamente sempre vicino a Virginia. Cominciammo a correre e a correre sempre più veloci. Il cielo si squarciò e dietro c’era una luce bianca, stavamo bruciando e una volta superato lo squarcio bianco del cielo ci ritrovammo in acqua. I nostri vestiti fumavano e attorno a noi c’erano dei grattacieli. Addio uomo della grotta. […]

neanderthal
Photo by Crawford Jolly on Unsplash

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