Casco Gaggles 2394 (parte 1)

L’invenzione

Ecco, finalmente l’avevo terminato. L’avevo costruito e custodito in segreto. Volevo sperimentare il casco su di me. Volevo sperimentare cosa avrebbe provocato su di me una psicosi acuta e quel casco mi avrebbe potuto nel caso salvare la vita. Era praticamente identico ad un casco di formula uno ma era capace di mappare il cervello di chi lo indossava. Era cioè capace di individuare tutti i neuroni, le sinapsi e il neurotrasmettitore che si trovava nella sinapsi in qualsiasi istante di tempo.

Questo era lo stato chimico del cervello. Inoltre nella visiera erano visibili all’occorrenza una serie di allarmi quali debito di ore di sonno, “crisi maniacale”, “psicosi”, “depressione”, “rischio suicidario” e colui che portava il casco poteva ignorare gli allarmi tramite comando vocale o chiedere aiuto. A quel punto il casco provvedeva a somministrare a colui che lo indossava una iniezione, uno psicofarmaco evoluto, la molecola migliore che lo avrebbe portato nel più breve tempo possibile allo stato di eutimia.

il dummy system

Il casco era anche dotato di un dummy system che in caso di rischio suicidario grave, addormentava il paziente senza preavviso. Questa era una prima versione del casco perché avevo intenzione di sostituire l’effetto degli psicofarmaci con delle onde elettromagnetiche (mi stavo documentando sulla fattibilità della cosa) e volevo renderlo meno ingombrante (per ora si poteva aprire la parte del mento come una finestra per mangiare). Disponeva inoltre di un trasmettitore collegato ad un server che tenevo giù in cantina adibito a salvare tutta la storia cerebrale di chi lo indossava a scopo di studio. Il server aveva un particolare interprete capace di tradurre la storia dello stato chimico del cervello con una particolare teoria della mente di uno psichiatra esistito nella storia. Ad esempio selezionando Freud sarebbe potuto succedere che il server interpretasse e visualizzasse a schermo “Risoluzione del conflitto Edipico” o “Regressione alla fase orale”.

Il mio scopo era indossare il casco per esplorare le zone più profonde della crisi maniacale e della psicosi.

Era mia opinione che non avrei trovato nulla di pericoloso fisicamente per me ma anzi sarei giunto ad una illuminazione. Quando indossai il casco il primo giorno ero già in debito di sonno di due ore ma nulla di grave. Quando andavo a lavoro e mi chiedevano spiegazioni dicevo che ero sottoposto ad un esperimento; era rischioso perché avrebbero potuto scoprire che stavo facendo tutto da solo. Ma ero disposto a correre il rischio, la sete di sapere e di conoscenza era troppa. Nessuno lo aveva mai fatto e se lo aveva fatto non con quel casco che poteva dirmi di più grazie ai dati salvati nel server. Volevo andare oltre le colonne d’Ercole e l’avrei fatto, con quel casco come paracadute. Ma ero sicuro che non ce ne sarebbe stato bisogno, ero sicuro che la Terra non era piatta.

L’inizio del viaggio

Nel mentre continuavo a scalare lo stabilizzatore dell’umore e cominciarono a presentarsi i primi segni della mania. Nella visiera del mio casco si accese una spia gialla su “crisi maniacale”; le ore dormite erano quattro. Bevevo succo di melagrana e pensavo alla sangria bevuta con quella ragazza quel giorno, vedevo un otto di cuori e pensavo all’amore infinito, vedevo un simbolo su uno schema elettrico e pensavo ai suoi orecchini… ma pensavo anche ….anche …. al flusso catalizzatore, forse correndo si poteva viaggiare nel futuro!

Mi misi a correre a piedi nudi sulla sabbia, la spia “crisi maniacale” si era fatta rossa e produceva quel fastidioso rumore. Dissi: “ignora” e il rumore cessò. Corsi urlando: “nel futuro!!” Alla fine smisi di correre e mi accasciai al suolo, cominciavo a pensare che non si poteva ancora viaggiare nel futuro ma forse si poteva avere un fenomeno di autocombustione. Dovevo correre di più se volevo bruciare; la spia rossa della crisi maniacale era sempre accesa, ricominciò quel rumore fastidioso dell’allarme dissi: “Ignora” e il rumore smise. Ero sempre coricato sulla sabbia quando cominciai a vedere strani lampi di luce giallastra nel cielo e avevo la sensazione di volare, la spia “psicosi allucinatoria” diventò gialla. Ora che ero sospeso in aria cominciai a roteare come la pala di un elicottero, andavo fortissimo, la spia “psicosi allucinatoria” era diventata rossa e si era attivato l’allarme sonoro.

il coraggio di andare oltre

Avevo paura, era tutto così reale, stavo per chiedere aiuto ma urlai invece: “ignora” e l’allarme sonoro si interruppe. Allora mi sforzai di smettere di roteare e ci riuscii. Mi misi a correre sospeso per aria, forte, sempre più’ forte, veloce, sempre più veloce, non c’era nessuno attorno a me, eravamo il cielo ed io. I lampi gialli smisero e il cielo si squarciò in una luce bianca. Io ci corsi incontro e cominciai ad avvertire calore, stavo prendendo fuoco, la spia rischio suicidario si accese ma la ignorai, mi avrebbe salvato il dummy system nel caso. Corsi sino a superare lo squarcio bianco nel cielo e mi ritrovai improvvisamente precipitato in acqua fumante con i vestiti semidistrutti e il casco che stranamente indicava uno stato psichico normale: tutte le luci erano diventate verdi, avevo solo otto ore di sonno in arretrato. (Continua…)

casco speciale
Photo by Patrick on Unsplash

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