Una sbornia

Mi sedetti sconsolato al bancone del bar e ordinai una 0.40 ero triste, depresso e solo. Non pensavo che mi sarei preso una sbornia. Volevo solo bere un po’. Per metabolizzare tutto quello che era successo.

Avevo fatto una figuraccia al colloquio e non ero stato ammesso. Nemmeno Spud nel colloquio in Trainspotting aveva avuto una prestazione negativa quanto la mia. Decisi di berci su. Di berci pesantemente su.

Avevo già finito la 0.40 e ne ordinai subito un’altra. La tedesca aveva già intuito che avrebbe lavorato bene con me quella sera. Ed io a quel punto pensai che sì, mi sarei preso una sbornia. Mentre bevevo guardavo le aiutanti della tedesca e mi apparivano graziose e simpatiche. Cominciai a guardarle e ad osservarle nei movimenti e nei gesti, tutto sembrava molto armonico e fluido. Ordinai la terza 0.40. Cominciai a chiedermi perché erano tutte donne a lavorare dietro al bancone: soliti pensieri della terza birra. I prodromi della sbornia.

Intanto si sedette a fianco a me il marito della tedesca e mi osservava con aria paterna come per dirmi “Dai su ragazzo ci siamo passati tutti”. Ordinai un Jack Daniels e bevvi a fondino. Chiesi al marito della tedesca come mai aveva assunto solo donne e lui mi disse che i maschi non si proponevano. Mi sembrava una triste verità ma forse era l’effetto dell’alcool, della sbornia ormai incombente, ordinai un Glen Grant e bevvi a fondino. Rincominciai a guardare le ragazze, erano attraenti e sensuali. Si accorsero del mio stato e sembravano sorridere…ma forse era l’alcool… forse erano invece schifate.

Continuai ad osservare nuovamente minuziosamente la tedesca e le ragazze. Di nuovo tutto mi apparve fluido e sincronizzato, cominciai ad osservare come prendevano le ordinazioni e notai che alcune ordinazioni le prendevano con la penna rossa e alcune con la penna blu… ero del tutto convinto che ci fosse una logica nella scelta della penna ma forse era l’alcool, la sbornia al suo apice….

Ordinai un J&B e bevvi a fondino. Stavo facendo il giro dei super alcolici e bevvi a fondino…rimasi un’ora circa a cercare di capire che tipo di politica utilizzassero nel scegliere il colore della penna per le ordinazioni… bevvi altri due super alcolici di cui non ricordo il nome continuando il giro…. alla fine decisi di svuotare il sacco e chiedere alla tedesca come sceglievano le penne lei rise e anche le aiutanti risero una risata molto piacevole a vedersi non sapevo bene identificarla mi dissero: “le scegliamo a caso fattene una ragione. Ci forniscono penne rosse e blu.”

E io risi e cercai di sostenere la mia tesi e provai ad esporre la mia congettura ma loro continuavano a ridere e io ridevo con loro mi piaceva quel gioco però non capivo se era una risata del tipo: “cavoli hai quasi scoperto il nostro segreto” o una risata del tipo : “ehi ragazzo ti stai prendendo proprio una bella sbronza”; pensai che forse era la seconda e mi girai verso il marito alla mia destra che stava dall’altra parte del bancone insieme a me ma non lo vidi ridere lo vidi insospettito, anche lui cercava di indagare sul mistero delle penne, ma forse era l’alcool.

Bevvi altre tre 0.40 in un ora e continuai a pensare, mi sembrava di essere giunto ad una verità più profonda pensavo a Rimbaud e ai poeti maledetti e che avevo bevuto davvero tanto e non avevo vomitato, poi pensai all’articolo di Bode del 1943 dove diceva che: “Il progettista dell’amplificatore operazionale si trova nell’invidiabile posizione di poter progettare sia il processo che il sistema di controllo” e ritenni che questa cosa non veniva divulgata tanto facilmente fra gli studenti o meglio non tutti gli studenti avevano l’elasticità mentale per capirla. A me la disse SL al secondo anno.

Alcuni la sapevano la intuivano o comunque la leggevano ma non era così banale da capire per uno studente medio al secondo anno. Quindi il mio cervello pensò che una branca dei controlli automatici e una branca dell’elettronica fossero un po’ come la penna rossa e la penna blu dall’altra parte del bancone; uno crede che le usino per scopi diversi ma in realtà chi ci lavora sa che servono per la stessa cosa. Poi pensai altre cose difficilmente descrivibili.

Pagai, uscii dal bar e mi avviai verso casa… ma avevo bevuto tanto davvero tanto e non avevo vomitato. Mi accasciai al suolo e mi addormentai e mentre mi addormentavo vedevo una luce bianca e vedevo avvicinarsi un simbolo. Quando mi risvegliai ero all’ospedale. Ero andato in coma etilico. Mi dissero che avevo subito danni cerebrali ma che comunque non mi sarei dovuto preoccupare più di tanto perché avevano visto che di cervello ne avevo già poco.

Però non avrei dovuto più bere nessun tipo di alcolico.

La settimana dopo tornai a lavoro. Il mio collega di laboratorio era un bravo ragazzo e mi stava a tratti simpatico, c’erano alcune cose di lui che non mi piacevano però tutto sommato ci convivevo abbastanza bene. Un aspetto che non mi piaceva del suo modo di fare era ad esempio il porsi indiscriminatamente su un piano di superiorità rispetto ai futuri colleghi più giovani.

Gli raccontai della mia sbronza senza scendere nei dettagli del ricovero in quanto non mi sembrava opportuno, ma non sembrava prestarmi proprio attenzione, gli dissi che era proprio cambiato. Gli raccontai la storia delle penne e mi guardò turbato ma forse erano i miei danni cerebrali che me lo facevano credere.

Malgrado fosse laureato da tempo mi sembrava che non avesse capito particolarmente bene determinati aspetti tipo la questione dell’amplificatore, mi sembrò di avere un’altra intuizione…se gli avessi fatto tradurre la frase dell’articolo di Bode sarebbe successo qualcosa di strano.

“Ehi Niccolò” dissi “come tradurresti questa frase?”

Tradusse cosi:

“Il progettista dell’amplificatore operazionale si trova nell…”

“Nell’invidiabile” suggerii io,

“ah si” disse e continuò “posizione di NON poter progettare sia il processo che il sistema di controllo.”

“Ehi Niccolò non c’è scritto “NON” perché lo hai letto?”

“Ah è vero non c’è scritto” disse “Non lo so perché l’ho letto.”

“Lo so io” pensai. Ma erano i danni cerebrali o l’inizio di una crisi maniacale.

wiskey
Photo by Victor Hughes on Unsplash

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