Crescere

Certi giorni Daniele si chiede se è cresciuto, migliorato – sotto diversi aspetti- rispetto a dieci anni prima. E non sa darsi una risposta, non riesce a trovare un metro di paragone obiettivo. Gli piacerebbe dire di sì. Gli piacerebbe dire che tutte le difficoltà e “sfortune” che ha incontrato lungo il cammino l’hanno temprato e reso più forte. Ma non è sicuro che sia davvero così e non sa se ha imparato dai suoi errori.

C’è un errore che Daniele si rimprovera più di tutti gli altri. Cercare di fare una cosa non per sé stesso ma per un’altra persona, o peggio, per un modello imposto dalla società. E quando non ci riesce, quando non riesce a laurearsi con il massimo dei voti e in corso per esempio, succede la catastrofe. Gli si è chiuso il mondo e sono cominciate le paranoie. L’avrebbero sfruttato, – nello scenario migliore – avrebbe avuto un “lavoro” fortemente sottopagato, perché l’università l’aveva marchiato come “scarso”, E allora il corpo, la mente reagiscono a questa triste prospettiva e vogliono fuggire lontano, in un posto dove Daniele non è bollato in base alle sue potenzialità di problem solving.

Ed è scappato.

Anche quella fuga ha pagato. E, ironia della sorte, con quella stessa cosa che aveva causato la fuga: il marchio, l’etichetta. Ne piovvero altri sopra la sua testa, in abbondanza, all’inizio fastidiosi come la sabbia negli occhi.

Ma ora Daniele, non ci fa più caso, non ha più fastidio agli occhi. Ora Daniele se ne sbatte delle etichette.

Photo by Annie Spratt on Unsplash

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